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Martin Gore dei Depeche Mode parla del successo del gruppo

Nell’ottobre scorso, i Depeche Mode, i pionieri britannici del pop elettronico, hanno annunciato un tour mondiale cinque mesi prima di pubblicare il nuovo album. Quando a marzo è arrivato Delta Machine, la maggioranza di date in arene e stadi è andata sold out: un’impresa non da poco per un gruppo i cui singoli non conquistano le classifiche da più di dieci anni.

Dire che i Depeche Mode riguardano solo i fan significherebbe minimizzare. I loro ferventi seguaci battono di gran lunga i pazienti Duranies dei Duran Duran e gli artificiosi Monsters di Lady Gaga.

Martin Gore, chitarrista, tastierista e autore principale del gruppo, ritiene che ci sia del vero nell’affermare che i Depeche Mode sono la più grande band di culto del mondo. I “Depechies” non sono gente normale, dice.

«Secondo me non attiriamo spontaneamente le persone nella norma», dice Gore. «Siamo disadattati, degli outsider, e attiriamo quelli come noi, e al momento ce ne sono parecchi in giro».

 

Tematiche dark

L’alienazione è il tema prevalente nella discografia dei Depeche Mode.

Il gruppo si è formato nel 1981, dopo aver capito di non avere un punto di riferimento nella scena musicale.

«Pensavamo che il rock fosse arrivato a un punto morto e che l’elettronica fosse la soluzione migliore. Abbiamo cominciato come band elettronica pura perché credevamo fosse l’unico modo per farsi avanti nella musica», dice Gore.

«Siamo al contempo molto tradizionali, ma cerchiamo di presentare le canzoni in maniera molto moderna.»

Speak and Spell, l’album di debutto dei Depeche Mode del 1981, è stato il biglietto da visita guidato dal singolo di debutto d’atmosfera “New Life” e il pezzo ballabile “Just Can’t Get Enough”.

Le sonorità e l’immagine del gruppo si sono spinte sempre più verso il dark a ogni nuovo album.

Alla pubblicazione dei due capolavori del gruppo, Violator del 1990 e Songs of Faith and Devotion del 1993, il cantante Dave Gahan si era trasformato da icona pop da poster a frontman irrequieto con un velo di mascara.

Ritmi terra terra

Sul fronte musicale, i freddi suoni sintetici dei primi album lasciarono spazio a elementi blues e rock più intensi.

A dispetto delle sonorità paranoiche, il gruppo è riuscito a creare brani che fanno impazzire il pubblico, come la sfolgorante “Enjoy the Silence”, l’inquieta “Personal Jesus” e la rockeggiante “I Feel You”.

Pur ammettendo che il gruppo ha sempre guardato al futuro, Gore afferma che le canzoni dei Depeche Mode sono sempre terra terra.

«Cerco sempre di descriverlo dicendo che nella musica vogliamo rappresentare l’emozione e la passione», spiega. «Se riteniamo che sia reale per noi stessi, in qualche modo si trasmetterà anche agli altri. Con la nostra musica vogliamo essere concreti e sinceri, e non creare un mondo fasullo».

 

Nuove proposte

Il gruppo è inoltre sincero sulle proprie tensioni interne.

Fra queste, la battaglia di Gore e Gahan contro l’abuso di sostanze pesanti e l’allontanamento del fondatore Vince Clarke, che ha lasciato il gruppo dopo l’album di debutto per trovare successo con gli Erasure.

Poiché molti album sono stati registrati in situazioni tese, Gore è felice che per Delta Machine si sia lavorato con relativa tranquillità.

Sebbene sia permeato di una buona dose di oscurità, il tredicesimo album ha sprazzi di luce e di speranza.

Il primo singolo, “Heaven”, somiglia moltissimo a un brano gospel.

Anche se la ballata a ritmo lento è una scelta insolita per presentare l’album, Gore spiega che riassume il ritrovato equilibrio all’interno del gruppo.

Far parte dei Depeche Mode non è più un tormento, dice.

«Abbiamo un’ottima formula ben consolidata», spiega Gore. «Dave dedica un sacco di tempo ed energie a lavorare sulla voce, e questo facilita parecchio le registrazioni. Ogni giorno fa esercizi di riscaldamento vocale e quando dobbiamo incidere, nel giro di tre o quattro registrazioni abbiamo quello che ci serve».

Da bravo outsider, a Gore non interessa particolarmente seguire la corsa di Formula 1 prima del concerto ad Abu Dhabi.

«Io non guido», dice, e poi ride. «Non ho la patente e non ho mai preso lezioni di guida, forse mi sentirò un po’ strano da quelle parti».

Nonostante il successo, lo status di outsider della band continua.

Fonte: thenational.ae

Traduzione a cura di Barbara Salardi in esclusiva per Depeche Mode e Dintorni

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Deludente Brit Awards, nessun riconoscimento alla carriera per i Depeche Mode

Deludente Brit Awards, - nessun riconoscimento alla carriera per i Depeche Mode

I Brit Awards o Brits, sono dei premi musicali che ogni anno nel Regno Unito vengono conferiti dalla British Phonographic Industry.

Quest’anno delusione per la band e per noi fans perchè ancora una volta i Depeche Mode non riceveranno  il riconoscimento “Outstanding Contribution“, premio ormai assegnato un pò a tutti: Blur, Robbie Williams, Pet Shop Boys, Paul McCartney, Oasis, Paul Weller, Bob Geldof, Duran Duran, Tom Jones, Sting, U2, Spice Girls, Eurythmics e molti altri.
L’unico premio conferito ai Depeche risale al 1991 nella categoria “Best British Single” per “Enjoy the Silence“.
Andrew Fletcher al Daily Star dice: «Certo che ci piacerebbe se ci offrissero il premio, anche se poi non so proprio se lo accetteremmo» e aggiunge: «Parecchi artisti che l’hanno già vinto mi hanno detto che dovrebbero darlo anche a noi. Non riesco a capire come mai noi non veniamo presi in considerazione. Però non possiamo lamentarci, abbiamo ancora un sacco di fan».

La cerimonia di assegnazione di quest’anno si svolgerà il 20 febbraio a Londra, mentre le nomination questo giovedì.
Nel 2011 non ci fu nessuna assegnazione nella categoria “Outstanding Contribution“, lo stesso sembra per l’edizione di quest’anno, visto che la categoria non è stata stabilita e quindi non sarà assegnato nessun premio alla carriera.


Ascolta in anteprima Susan Boyle nella cover di Enjoy The Silence dei Depeche Mode

In anteprima assoluta la versione di “Enjoy The Silence”  che sarà contenuta nel prossimo album “Someone to Watch Over Me” di Susan Boyle, in uscita il 1° novembre.
Beh già immagino questa cover in qualche episodio di qualche serie televisiva vampiresca. Un aura eterea, misteriosa…qualcuno l’ha definita marcia funebre, altri la  trovano un interpretazione interessante.  Un Enjoy The Silence vista sotto un altro aspetto, se vogliamo un pò più spirituale ma comunque efficace. Da qui la prova ennesima dell’immensa genialità di un artista come Martin L. Gore autore di Enjoy The Silence,  che non dimentichiamo essere brano  coverizzato ormai in tutte le salse, ciò nonostante di un fascino intaccabile.

Certo è che ascoltare la Boyle in questa veste è un pò inquietante.
Su Rolling Stone la Boyle dice: “La melodia di questo brano è semplicemente stupenda. Il testo suona come se volesse toccare così tante persone nello stesso modo in cui ha toccato me“.